Oggi all'eucarestia mi ha colpito in modo nuovo la parabola del buon samaritano.
Vero è il significato originario, doppio, quello immediato e quello suggerito dai padri della Chiesa: il Samaritano è stato prossimo all'israelita, e samaritani ed israeliti erano nemici, per cui il mio prossimo, che sono chiamato ad amare, è il mio nemico, e Colui che si è fatto prossimo a tutti noi, quando eravamo "malvagi e peccatori" è stato Cristo...Lui, colui a cui siamo chiamati ad assomigliare, che si fa prossimo ad ogni peccatore, a chiunque sia lontano da Dio. Sii Cristo, ama il peccatore, correggilo, dona una parola, ama gratuitamente chi ti offende senza chiedere niente in cambio, annuncia il perdono, tutto per opera dello Spirito Santo (la prima lettura...questa parola non è lontana da te perché tu non possa compierla, ma sulla tua bocca e nel tuo cuore...).
Oggi però mi ha colpito quanto segue: "chi è il mio prossimo" chiede il dottore della legge, e Gesù, nella parabola, racconta di uno che si è fatto prossimo, e dice di questo "ama il prossimo tuo come te stesso"...che può essere ama colui a cui sei chiamato ad essere prossimo, ma anche ama colui che ti si fa prossimo...ama Cristo come te stesso. Sicuramente non è l'interpretazione ortodossa...ma non mi dispiace: ama Dio sopra ogni cosa e Cristo come te stesso.
La pace.
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