A proposito dell'utile, della volontà, del merito e del best interest.
Domenica in convivenza sentivo un fratello che si lamentava del fatto che la moglie lo disprezza, e sentendo questo mentre pensavo ad alfie Evans ed alla sua vicenda, mi sono venute in mente le parole sopra riportate: utile, volontà, merito e best inte rest...non sono sicuro se ci incastrano veramente qualcosa le une con le altre in un ragionamento coerente, ma è effettivamente quello che è accaduto.
Pensavo: la salvezza donata da Dio all'uomo tramite il sacrificio di Cristo è un atto gratuito, dove l'uomo non può vantare alcun merito. Questo è vero anche nel si di Maria, perché Dio prende l'iniziativa e quindi ha una intenzione di salvezza che si attua nella disponibilità di Maria ma che non parte da li.
Quindi, nella completa gratuità, non c'è merito umano e quindi non c'è volontà.
Questa cosa della completa gratuità mi è difficilissima da accettare: sempre penso che ci debba essere un qualcosa che posso portare a Dio, magari molto piccolo, per cui in qualche modo io possa meritare la salvezza. E invece no...la salvezza viene prima e dopo viene la mia risposta a questa azione di salvezza.
La prima volontà è di Dio, la mia, nel caso ci sia, viene per seconda.
Anche la creazione dell'uomo è gratis...Dio la compie, sapendo che crea l'uomo libero e quindi prima di conoscere la risposta dell'uomo alla sua opera.
In questa azione "originale" di Dio verso l'uomo, verso di me, esiste un "valore" che Dio da a me, alla mia vita e alla mia persona, che in qualche modo spinge Dio a questa azione di salvezza o a questo atto creativo.
Questo valore non può dipendere da quello che io faccio o decido o dal come mi comporto, dalla mia volontà, perché precede la mia volontà ed il mio merito. Oltre a questo, l'azione di Dio mi lascia libero, quindi nemmeno pone vincoli che indirizzino una risposta. Questo valore dipende dal fatto che io sono sua creatura. È semplicemente questo, è così che funziona e io, noi, possiamo accettare o rifiutare questa realtà, ma questo non la cambia.
Dietro al "valore" che Dio da all'uomo, non c'è un ritorno, una utilità, per definizione stessa di Dio per cui niente e nessuno può aggiungere o togliere nulla, perché già tutto è presente. Da quello che ci ha rivelato Gesù del Padre, l'amore per la creatura è il "valore" che spinge Dio all'uomo; non il sentimento umano dell'amore ma un azione creatrice perenne che cerca il bene dell'altro, il suo compimento, la sua realizzazione, che vuole riportare l'uomo alla sua origine di creatura in comunione con Dio. E che desidera relazione.
L'uomo trova sicuramente una utilità nella sua relazione con Dio, essendo questa il tramite per la sua salvezza, la sua felicità, il suo compimento. In questa relazione c'è sicuramente il mio, il nostro, "best interest"...anzi, c'è il mio "interest" intero, essendo questa l'unica azione che vuole salvare completamente ogni aspetto della mia esistenza. E se sono salvato acquisisco una dignità perché ho un valore per qualcuno, almeno per uno: per colui che mi salva.
Oltre a questo c'è il prossimo, la relazione con il fratello: ama il prossimo tuo come te stesso...amate i vostri nemici...fate del bene a chi vi odia.
Io trovo tutto questo molto vicino alla realtà quotidiana del pulire la cucina subendo l'ingratitudine perché ci si aspettava che avresti dovuto sistemare altre cose (ad esempio le scatole sugli armadi...) o al sentirsi rimproverare per il disordine quando si è faticosamente riusciti a mettere insieme una cena con sette figli a seguito, oppure sperimentare il desiderio di fuggire dalla moglie o dal marito, sapendo che ti è diventato completamente alieno, che desidereresti altro, e ogni giorno restare lì, pensando che solo l'inerzia o il timore di ferire i figli irreparabilmente tiene in piedi il tuo matrimonio.
Lì dove l'utilità scarseggia, la volontà vacilla, si apre la strada della gratuità e quindi dell'amore gratuito, sperimentato e donato. Insomma si fa presente Dio e la Sua immagine in noi. Quindi siamo già nel nostro Best Interest pieno...l'unico, direi, per cui esistiamo.
Ora...cosa c'entra tutto questo con la vicenda di questo bambino, Alfie Evans, e della sua famiglia ?
La legge inglese ha giudicato che il best interest di Alfie era morire, ritenendo che la sua condizione gli procurasse sofferenze non sopportabili e senza speranza e che facesse venire meno la sua dignita di persona. Coerentemente con questi principi, lo ha ucciso.
Sulla sofferenza non saprei che dire: se veramente era sofferente credo avrebbero dovuto dargli dei farmaci che in realtà sembra non stesse assumendo.
In merito alla sua dignità, questa però è in relazione a qualcosa o qualcuno.
Alfie era (è ) amato immeritatamente e involontariamente come tutti noi, quindi, per qualcuno, Dio ed i suoi genitori in primis, era molto degno.
L'idea che Alfie avesse della dignità del suo stato, di se stesso in quello stato, non poteva più chiederglielo nessuno, e lui non aveva mai espresso qualcosa in merito. Immagino quanto segue: se sei malato, e quella è la tua condizione in quel momento della vita, alla domanda: "ti senti indegno per il tuo stato ?", la risposta credo difficilmente sia "Si".
Se la dignità poi la si valuta in confronto allo standard di vita medio di una persona dell'età e della nazionalità di Alfiea, allora mi vien da pensare che di persone indegne al mondo ce ne stanno a centinaia di milioni...ma andateglielo a dire e vediamo che ne pensano, loro e anche tutti quelli che hanno giudicato Alfie indegno di vivere.
C'è un altro punto: la nostra dignità non può dipendere da un'utilità, non puo essere utilitaristica...altrimenti ci sarà sempre modo di provare che qualcuno, chiunque sia, è indegno, non porta la dignità dell'essere umano, e di conseguenza a lui non si applica l'appartenenza a tale categoria (e quindi si puo trattare come un animale o come una cosa). La dignità non puo essere legata ad un attributo della persona, ma alla persona stessa.
Per concludere, penso che il best interest di Alfie fosse il solito di tutte le persone: vivere una condizione di scarca utilità e volontà, amando e facendosi amare, e quindi facendo presente l'Immagine di Dio nella storia, incarnando il Figlio. Questa condizione Alfie la viveva pienamente, avendo anche portato tanti, con la sua storia e quindi con la sua inutilità e in-volontà, ad avvicinarsi a Dio, alla preghiera e facendo aprire gli occhi sui rischi di uno stato etico (a modo suo), che in nome della difesa dei diritti positivi puo privare le persone della libertà e della vita.
A Dio Alfie (semmai io un giorno riesca ad entrare nel cielo...)
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